- Al Rumore Festival il conduttore racconta come si sia sentito violato nell’intimità
- La brutta vicenda riguardante il 36enne e la compagna 22enne è ancora al vaglio delle autorità
La brutta vicenda di cui è stato vittima è ancora al vaglio delle autorità, che stanno facendo di tutto per risalire ai colpevoli. Stefano De Martino parla per la prima volta dei video rubati in cui faceva l’amore con la fidanzata Caroline Tronelli. Al Rumore Festival di Fanpage confessa: “Mi sono sentito sporco”.
Il furto e la diffusione illecita dei filmati con lui e Caroline protagonisti, acquisiti dalle telecamere di sorveglianza dell’abitazione della ragazza in Sardegna, lo hanno sconvolto. Stefano svela: “E’ stata una cosa inaspettata. Non pensavo di essere spiato tra le mura di un appartamento. Quanto mi hanno avvisato di questa cosa, e non lo auguro a nessuno, è come quando ti entrano i ladri in casa e ti resta addosso quella sensazione di sporco, di qualcuno che ha messo le mani nei tuoi cassetti, nelle tue cose. Fai fatica anche a dormirci in quella casa”.
“Quando ho visto quella cosa, ho pensato: ‘Oddio, sono entrati’. Poi con il tempo metabolizzi un po’ la cosa. Io sono un ottimista cronico, cerco sempre di vedere il lato positivo anche nelle cose brutte – prosegue il conduttore – Quelle persone hanno rubato quelle immagini non perché io fossi un personaggio pubblico, ma perché ci sono persone che guardano video rubati e questo fa in modo che su tali contenuti ci sia un mercato. Io non sono finito su quel sito in quanto Stefano De Martino, ma in quanto persona che stava facendo l’amore sotto le coperte in casa“.
Lo hanno avvisato e ha immediatamente denunciato. Ma su quel sito c’erano altri video di persone ignare di essere finite sul web. Stefano aggiunge: “La cosa positiva è che essendo capitato a me, personaggio pubblico, adesso questo sito non esiste più. L’hanno chiuso. E forse molte persone si sono poste un problema che prima non si ponevano. Chi ha le telecamere in casa le mette per sentirsi al sicuro. Per via di questa vicenda, mi sono fatto una cultura nella cybersecurity e ho capito che se hai un dispositivo collegato non hai mai la certezza che qualcuno non ti stia guardando o ascoltando”.